26 Mar GAS RADON
a cura dell’Associazione Nazionale “Donne Geometra – Esperti Edificio Salubre – Gas Radon” del Consiglio Nazionale dei Geometri e Geometri Laureati
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Premessa
Il radon è un gas radioattivo largamente presente in natura, derivante dal decadimento dell’uranio contenuto nel suolo e nelle rocce e presente sul pianeta dalla sua formazione. Mentre la sua concentrazione nell’atmosfera è bassa e non costituisce un rischio per la salute delle persone, diventa significativo nel caso rimanga confinato negli ambienti chiusi, dove trascorriamo il 90% del tempo, poiché può raggiungere valori elevati: in tali situazioni si parla di rischio sanitario da radon indoor.
L’Italia è uno dei paesi al mondo con la maggiore concentrazione di radon: i valori più alti sono stati registrati nelle aree prealpine e preappenniniche, dove le rocce sono prevalentemente costituite da graniti per le prime, e tufo per le seconde. Nelle diverse regioni italiane – nonché al loro interno- il valore di concentrazione di radon negli edifici varia da pochi Bq/m3 fino a migliaia di Bq/m3: si stimano non meno di 800.000[1] edifici in cui il livello di radon è superiore a 300 Bq/m3, il livello al di sopra del quale si richiede un intervento di mitigazione. Tale intervento è motivato dall’osservazione che, dei 31 mila casi di tumore ai polmoni che si registrano in Italia ogni anno, il 10% circa è attribuibile al radon.
Per proteggere le persone dai pericoli derivanti dalle radiazioni ionizzanti nelle abitazioni e nei luoghi di lavoro, l’Italia ha recepito la direttiva 2013/59/EURATOM in tema di radiazioni ionizzanti con il D.lgs. 101/2020 e il D.lgs. n.203/2022. Con Dpcm dell’11 gennaio 2024 è stato adottato il nuovo Piano nazionale d’azione radon per 2023-2032 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 43 del 21 febbraio 2024, da aggiornare ogni 10 anni. La normativa prevede di eseguire le misure nel parco immobiliare con dei dosimetri e agire con interventi edili di risanamento nel caso le concentrazioni rilevate siano oltre i livelli di sicurezza stabiliti, con il supporto di un esperto in interventi di risanamento (geometra, ingegnere, architetto, perito edile iscritto all’ordine professionale).
Da ora in avanti, la progettazione degli edifici richiederà un approccio più attento alle normative vigenti, anche per quanto riguarda la salubrità e la radioattività. Il Ministero della Transizione Ecologica, in linea con il Codice degli appalti (D.lgs. 50/2016), ha emanato il Decreto 23 giugno 2022 n. 256, che fissa i criteri ambientali minimi per l’edilizia, includendo l’obbligo di adottare soluzioni di mitigazione e controllo del radon. Ugualmente il principio Do No Significant Harm (DNSH) impone che gli interventi previsti nei piani nazionali di ripresa e resilienza (PNRR) includano misure per la prevenzione e la riduzione del radon negli ambienti confinati.
[1] Il dato disponibile risale agli anni ’80 (Piano Nazionale d’Azione Radon 2023-2032)
Il gas radon negli edifici
Effetti sulla salute
Il radon, appartenente alla famiglia dei gas nobili, è un elemento chimico naturale che non può essere identificato dai sensi umani in quanto privo di colore, odore e sapore. Il radon e i suoi discendenti radioattivi emettono radiazioni ionizzanti di tipo alfa, ovvero particelle poco penetranti ma capaci di sovvertire e troncare le strutture biologiche che la particella incontra nel suo cammino, formando ioni da molecole inizialmente neutre sotto il profilo chimico, da cui il termine ionizzanti. L’organismo è solo parzialmente in grado di riparare questi danni, e l’accumulo nel tempo (anni) di questi effetti su molecole determinanti la regolazione delle funzioni cellulari induce la degenerazione neoplastica del tessuto che viene a contatto col radon e coi suoi figli, ovvero la mucosa bronchiale. La combinazione tra il fumo di tabacco e il radon fa aumentare in modo esponenziale (fino a 25 volte) il rischio di cancro[2]; tale rischio di degenerazione è ulteriormente aggravato da una dieta povera di elementi antiossidanti[3], che presiedono alla riparazione dei danni prodotti sia dal radon che dal fumo.
[2] Fonte IARC-OMS (Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro dell’Organizzazione Mondiale della Sanità)
[3] Radon aspetti epidemiologici (iss.it)
Sorgenti del radon: il suolo, i materiali da costruzione e l’acqua
Il radon viene veicolato all’interno delle costruzioni attraverso 4 vie: il suolo, i materiali da costruzione, l’aria esterna, l’acqua (Fig.1). Il contributo fornito dai materiali da costruzione nel determinare la concentrazione di radon nelle abitazioni viene stimato intorno al 15-20 %, mentre quello relativo al suolo, che è la fonte primaria è stato stimato tra il 40-70%. Inoltre, anche talune rocce e i materiali da costruzione, come graniti, porfidi e tufo, contenendo uranio e radio, possono essere una fonte di radon indoor.
Guardando agli edifici scolastici, le indagini scientifiche hanno determinato il rapporto causa-effetto tra l’esposizione agli inquinanti, i risultati scolastici e gli atteggiamenti delittuosi degli alunni. Inoltre, vivere in ambienti indoor con una qualità dell’aria più bassa espone maggiormente al rischio di essere vittima di aggressioni e altri tipi di crimini violenti.
Durante i processi di progettazione, realizzazione e manutenzione di un edificio salubre e un ambiente indoor sano occorre, quindi, porre attenzione alla necessità di garantire ai futuri occupanti adeguate condizioni di salute e benessere, condizionati da diversi fattori di criticità ambientale (Fig.1). Entrambe le condizioni sono strettamente legate alla percezione umana dell’ambiente e dipendono da quattro fattori fondamentali, che toccano tutti i nostri sensi: il comfort termico (che non riguarda solo il riscaldamento in inverno, ma anche il surriscaldamento in estate, le escursioni termiche, la velocità dell’aria, eccetera), il comfort visivo, il comfort acustico, la qualità dell’aria interna (IAQ).
Tipologie di comfort che, all’interno degli immobili, dipendono dall’edificio stesso, dall’ambiente esterno e dal nostro comportamento, oltre che da altri vari vincoli.
Figura 1. Le sorgenti del gas radon
I processi che determinano l’ingresso negli edifici sono:
- la diffusione;
- la concentrazione;
- il trasporto da parte di un fluido.
La diffusione risponde al principio della massima diluizione di un soluto nel suo solvente; pertanto, il radon si diffonde dal sottosuolo agli ambienti abitati, fino a raggiungere l’equilibrio della concentrazione. La convezione dipende dalla differenza di temperatura in uno stesso ambiente, per cui il radon dal sottosuolo si sposta verso l’alto richiamato dalla massa d’aria calda (effetto camino), fenomeno accentuato nelle stagioni più fredde.
La concentrazione di gas radon nelle abitazioni varia in funzione della posizione geografica, dell’elevazione rispetto al suolo e della stessa costruzione, ha valori variabili nel tempo secondo l’ora del giorno e della stagione.
Un’altra via di ingresso è attraverso l’acqua: Il gas radon è solubile e può entrare negli edifici quando questa è prelevata da pozzi o, particolarmente, negli stabilimenti termali.
Ulteriori determinanti del livello di radon nelle costruzioni sono la loro tipologia costruttiva, in particolare l’attacco a terra[4], nonché le abitudini di vita degli occupanti: il rapporto tra questi fattori determina quantità, distribuzione spaziale e temporale del gas nell’ambiente costruito.
I terreni argillosi, specie se umidi, costituiscono una barriera naturale alla fuoriuscita del radon, contribuendo a trattenerlo nel sottosuolo e riducendo così il rischio di esposizione umana, a meno che lo strato non venga rimosso per costruire la fondazione.
Vista la differenza tra tipo di costruito e disomogeneità del sottosuolo, è possibile riscontrare una forte differenza della concentrazione di radon anche tra edifici simili e vicini tra loro. Dal momento che il gas è più pesante dell’aria, i locali a diretto contatto con il suolo – come cantine, scantinati, taverne e garage scarsamente ventilati – sono i più suscettibili alla presenza di radon, anche se i moti convettivi (effetto camino) possono portare il radon nei piani superiori. Inoltre, gli interventi di riqualificazione energetica, rendendo gli edifici più ermetici, possono facilitare la presenza di concentrazioni elevate del gas radon.
Nella sottostante Tabella 1 sono riportate le condizioni che determinano la concentrazione di radon negli edifici .
[4]Gli elementi costruttivi dell’”attacco a terra” che delimitano uno spazio interno devono assicurare un’adeguata qualità ambientale, garantendo la ventilazione, la tenuta all’umidità (separazioni con asfalto, distacco con vespai areati, giunti) e alle infiltrazioni di gas radon o acqua (impermeabilizzazioni, drenaggi), la resistenza agli attacchi biologici (rame per termiti, funghi) e il controllo dei consumi energetici (isolamento termico). Tratto da: “Al piede dell’architettura: riferimenti progettuali sull’«Attacco a terra» degli edifici “, di Paolo Giambartolomei, pubblicato da Officina.
Tabella 1. I fattori che influenzano il gas radon negli ambienti confinati
Interventi di risanamento
Sappiamo che non è possibile eliminare completamente il radon dalla vita quotidiana, ma possiamo agire per abbassarne la concentrazione sotto la soglia di pericolo, in modo da garantire la massima sicurezza per le persone in ambienti negli ambienti chiusi.
Le tecniche di risanamento possono essere del tipo passivo e attivo.
Tra quelle passive si annoverano:
- sigillatura di fessure ed intercapedini o isolamento della struttura;
- ventilazione naturale del locale interrato/seminterrato;
- ventilazione naturale del vespaio o del terreno sotto la soletta contro terra.
Tra quelle attive si annoverano:
- pressurizzazione/depressurizzazione del suolo/vespaio;
- ventilazione meccanica dei locali (pressurizzazione dell’intero edificio).
Le tecniche di risanamento più efficaci sono quelle appartenenti alla classe degli interventi di depressurizzazione attiva del suolo, tra i quali rientrano le tecniche di depressurizzazione attiva sotto soletta e il pozzo radon, semplificate con alcuni esempi nella Fig. 2. Questa tipologia di interventi prevede l’installazione di un aspiratore ed è caratterizzata da elevate efficienze di risanamento, che raggiungono fino al 90% di mitigazione, e costituiscono una misura molto efficace per i livelli di radon particolarmente elevati (anche oltre 2000 Bq/m3).
Figura 2. Esempi di mitigazione attiva del gas radon tramite pozzetto centrale o perimetrale (interno ed esterno)
Nel caso di una nuova costruzione, è più semplice pianificare azioni di mitigazione per il gas radon, anche con costi inferiori rispetto ad un intervento successivo. Una soluzione economica e non invasiva prevede la creazione di un vespaio con apposite aperture, che consenta il passaggio dell’aria, convogliando così il radon all’esterno dell’edificio. (Fig.4).
Figura 4. Vespaio aerato
Il Piano nazionale d’azione per il radon 2023-2032
L’obiettivo del Piano è ridurre l’esposizione al radon e ai suoi prodotti di decadimento dei cittadini italiani, rendendo salubri e idonei gli edifici alla salute della popolazione. Si articola attorno a tre linee guida fondamentali: la mappatura, l’informazione e la legislazione ad hoc per identificare le aree ad elevata concentrazione di radon, all’interno delle quali identificare poi le costruzioni a rischio su cui intervenire, eventualmente integrando gli interventi di efficientamento energetico, che costituiscono un elemento peggiorativo della concentrazione di radon indoor.
Conclusioni
Il radon è un argomento che riguarda contemporaneamente la salute pubblica, la legislazione, la prestazione dei professionisti abilitati allo svolgimento dell’attività edile, iscritti nei rispettivi albi (geometri, architetti, ingegneri, periti). Affrontarlo con strumenti legislativi adeguati e conoscenze tecniche aggiornate può divenire un volano per la crescita professionale ed economica, tutelando la salute dei cittadini italiani come richiamato dalla costituzione.
Nei prossimi anni, saranno proprio i tecnici ad essere chiamati ad integrare questa tipologia di interventi – finalizzata a garantire edifici salubri – con quelli di efficientamento energetico e qualità dell’aria indoor, secondo pratiche sanitarie atte a favorire una progettazione integrata,
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