INDICE
Le definizioni sotto elencate sono consultabili in ordine alfabetico a fondo pagina
ACIDIFICAZIONE
AGENDA 2030 PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE
AGENDE 21 LOCALI
AMBIENTE
AMMONIACA (NH3)
ANALISI DI RISCHIO
ANALISI DI SIGNIFICATIVITÀ
ANALISI ECONOMICO-AMBIENTALE
ARCHITETTURA BIOCLIMATICA
ARREDO URBANO
ATMOSFERA TERRESTRE
AUTORIZZAZIONE INTEGRATA AMBIENTALE (AIA)
BIOARCHITETTURA
BIODIVERSITÀ
BIOENERGIA
BIOETICA
BIOINDICATORI
BIOMASSA
BIOSFERA
BONIFICA
BOSCO URBANO
BUCO DELL’OZONO
CRITERI AMBIENTALI MINIMI (CAM)
CAPITALE UMANO
CAMBIAMENTI CLIMATICI
CARBON TAX
CLASSIFICATION OF ENVIRONMENTAL PROTECTION ACTIVITIES (CEPA)
CERTIFICAZIONE AMBIENTALE
CLOROFLUOROCARBURI (CFC)
CICLO PRODUTTIVO CHIUSO
COGENERAZIONE
COMBUSTIBILI FOSSILI
COMMAND AND CONTROL
COMMERCIO EQUO E SOLIDALE (CEES)
COMUNICAZIONE AMBIENTALE
CONFERENZA DI KYOTO
CONTABILITÀ AMBIENTALE
CONTI AMBIENTALI
CONTO ENERGIA
COSTI ESTERNI
COMPOSTI ORGANICI VOLATILI (COV)
CULTURA AMBIENTALE
DANNO AMBIENTALE
DECARBONIZZAZIONE 2050
DIOSSIDO DI CARBONIO (CO2)
DIOSSIDO DI ZOLFO (SO2)
DIOSSINE E FURANI
ECOEFFICIENZA
ECONOMIA CIRCOLARE
ECO-TECNOLOGIE
ECOSISTEMA
ECOTIPO
EFFETTO SERRA
EUTROFIZZAZIONE
EUROPEAN GREEN DEAL
FONTI DI ENERGIA RINNOVABILE
FONTI NON RINNOVABILI
FOTOSINTESI
GAS SERRA
GREEN PUBLIC PROCUREMENT (GPP)
IDROCARBURI AROMATICI POLICICLICI (IPA)
IMPATTO AMBIENTALE
INDAGINE AMBIENTALE
INQUINANTE
INVESTIMENTI AMBIENTALI
MACROINQUINANTI
METALLI PESANTI
METANO (CH4)
MICROINQUINANTI
MIGLIORAMENTO CONTINUO
MISSIONE 2 (M2) RIVOLUZIONE VERDE E TRANSIZIONE ECOLOGICA
MONOSSIDO D’AZOTO (NO)
MONOSSIDO DI CARBONIO (CO)
NITRATI (NO3)
OSSIDI D’AZOTO (NOX)
PERCOLATO
PERMESSI DI EMISSIONE
PH
PIANO ENERGIA E CLIMA – PNIEC
PIOGGE ACIDE
PIOMBO (PB)
POLICLOROBIFENILI (PCB)
PROGRAMMI DI RECUPERO URBANO
QUALITA’ DELL’ARIA
QUALITÀ EDILIZIA
RAPPORTO SULLO STATO DELL’AMBIENTE
RACCOLTA DIFFERENZIATA
RECUPERO
RECUPERO ENERGETICO
RETE ECOLOGICA
RICAVI AMBIENTALI
RICICLO
RIFIUTO
RIFIUTI PERICOLOSI/NON PERICOLOSI
RIFIUTI SPECIALI
RIFIUTI URBANI
RISCHIO AMBIENTALE
RISPARMIO ENERGETICO
SALUBRITA’ INDOOR
SALUTE PUBBLICA
SCARICHI IDRICI
SMOG FOTOCHIMICO
SPAZIO AMBIENTALE DISPONIBILE
SPECIE BERSAGLIO
STANDARD AMBIENTALI
SVILUPPO SOSTENIBILE
TASSE AMBIENTALI
TASSONOMIA
TOTAL SUSPENDED PARTICULATE MATTER (TSP)
TUTELA AMBIENTALE
VALORE LIMITE
VALUTAZIONE D’IMPATTO AMBIENTALE (VIA)
VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA (VAS)
Le deposizioni acide sono precipitazioni sotto forma di acqua, nebbia o neve, significativamente più acide della pioggia non contaminata, già di per sé leggermente acida per la presenza di anidride carbonica in atmosfera (il pH è pari a circa 5.7). I principali inquinanti atmosferici che contribuiscono all’acidificazione sono: anidride solforosa (SO2), dovuta principalmente alla combustione di carbone e petrolio; ossidi di azoto (NOX) prodotti soprattutto dai veicoli a motore e da altri processi di combustione; ammoniaca (NH3), prodotta da attività agricole. Reagendo con l’acqua, questi inquinanti primari danno come prodotto le due specie chimiche predominanti nella pioggia acida: l’acido solforico (H2SO4) e l’acido nitrico (HNO3).
L’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile è un programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità. Sottoscritta il 25 settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri delle Nazioni Unite e approvata dall’Assemblea Generale dell’ONU, l’Agenda è costituita da 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile – Sustainable Development Goals, SDGs – inquadrati all’interno di un programma d’azione più vasto costituito da 169 target (o traguardi) associati, da raggiungere in ambito ambientale, economico, sociale e istituzionale entro il 2030. Gli obiettivi fissati per lo sviluppo sostenibile hanno una validità globale, riguardano e coinvolgono tutti i Paesi e le componenti della società, dalle imprese private al settore pubblico, dalla società civile agli operatori dell’informazione e cultura.
Ogni Paese del pianeta è tenuto a fornire il suo contributo per affrontare queste grandi sfide verso un sentiero sostenibile, sviluppando una propria Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile.
In Italia è stata istituita la Cabina di regia “Benessere Italia”, l’organo della Presidenza del Consiglio cui spetta il compito di “coordinare, monitorare, misurare e migliorare le politiche di tutti i Ministeri nel segno del benessere dei cittadini”.
A livello nazionale, lo strumento di coordinamento dell’attuazione dell’Agenda 2030 è rappresentato dalla Strategia Nazionale di Sviluppo Sostenibile (SNSvS), approvata dal CIPE con Delibera n. 108/2017; si tratta di un provvedimento che prevede un aggiornamento triennale, e “che definisce il quadro di riferimento nazionale per i processi di pianificazione, programmazione e valutazione di tipo ambientale e territoriale per dare attuazione agli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite”. L’attuazione della Strategia Nazionale di Sviluppo Sostenibile deve raccordarsi con i documenti programmatici esistenti, in particolare con il Programma Nazionale di Riforma (PNR) e con il Documento di Economia e Finanza (DEF), nonché conciliarsi con gli obiettivi già esistenti e vincolanti a livello comunitario.
L’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (ASviS) è un’organizzazione creata nel 2016 su iniziativa della Fondazione Unipolis e dell’Università di Roma “Tor Vergata”, che ha come scopo la diffusione, a livello sociale ed istituzionale, della conoscenza e della consapevolezza dell’importanza dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile; redige annualmente un rapporto dove vengono presentate sia un’analisi dello stato di avanzamento dell’Italia rispetto all’Agenda 2030 e agli Obiettivi di Sviluppo sostenibile, sia proposte per l’elaborazione di strategie che possano assicurare lo sviluppo economico e sociale del paese.
(Fonte: Agenzia per la coesione territoriale)
L’Agenda 21 è il documento programmatico sul quale si sono incentrati i lavori del Summit della Terra di Rio de Janeiro, nel 1992: materialmente, si tratta di 800 pagine in cui viene tracciato il quadro dei diritti e dei doveri per il nuovo secolo, e che hanno costituito la base per la formulazione della Dichiarazione di Rio. Le Agende 21 Locali (A21L) sono gli strumenti con cui i principi generali definiti a Rio vengono concretamente tradotti nelle politiche locali.
Nel contesto della Valutazione Ambientale Strategica, le Alternative consistono in una gamma di opzioni grazie alle quali è possibile conseguire nel modo migliore l’obiettivo (o gli obiettivi) dei piani e dei programmi, al minor costo e/o con il maggior beneficio per l’ambiente e la sostenibilità, o che consentono di giungere al compromesso più efficace tra obiettivi conflittuali. Ad esempio: riduzione della domanda, localizzazione alternativa, diverso tipo di sviluppo che può far conseguire il medesimo obiettivo, strumenti programmatici e misure fiscali, eccetera.
L’insieme delle risorse naturali e di tutte le altre risorse che da esse derivano. Nella valutazione delle politiche ambientali, il concetto comprende tutte le risorse, come sopra definite, e il modo in cui esse vengono utilizzate e distribuite secondo le regole economiche e sociali vigenti. Negli ultimi decenni il termine “ambiente” ha cambiato radicalmente significato, i suoi confini si sono estesi fino a contenere categorie e problemi che non erano previsti nella sua geografia iniziale. Via via che ci si è resi conto che il nostro pianeta è un “sistema chiuso”, regolato da un complesso intreccio di relazioni reciproche, tutti i criteri di analisi sono mutati, rendendo evidente come problema non si riduce soltanto a salvaguardare una singola area naturale o l’integrità delle acque, ma si estende all’intero sistema delle risorse, comprendendo in questo non solo le ricchezze naturali ma anche i fattori che incidono sulla loro qualità, sulle loro trasformazioni in beni e servizi, sulla loro distribuzione all’interno della società. In altre parole, la cultura ambientale ha compiuto quella metamorfosi che rende tale ogni cultura vera: è passata dalla considerazione del proprio oggetto ristretto (la natura) alla considerazione di tutti i fattori che su quell’oggetto influiscono, e ne mutano la qualità e il significato. E si candida come interprete del cambiamento di scala richiesto dalla globalizzazione.
Gas incolore, dall’odore penetrante, emesso durante le operazioni di stoccaggio e di spargimento di concime aziendale; è corresponsabile dell’acidificazione e dell’eutrofizzazione del suolo, nonché precursore della formazione di polveri fini che penetrano nei polmoni.
L’analisi di rischio è uno strumento per la gestione dei vari problemi ambientali: permette di calcolare se un particolare composto inquinante sia causa di effetti nocivi per l’uomo e per l’ambiente, posti a contatto diretto e indiretto con la sostanza stessa. Nel campo degli interventi di risanamento ambientale, è possibile utilizzare l’analisi di rischio come riferimento per la progettazione di interventi di bonifica e messa in sicurezza.
L’analisi di significatività è la valutazione dell’importanza di un impatto ambientale in base a:
L’analisi economico-ambientale permette di calcolare i costi delle misure intraprese dalle aziende per prevenire, ridurre o riparare i danni causati all’ambiente dalle proprie attività (costi ambientali); individuare le fasi del processo in cui la riduzione degli impatti sull’ambiente coincide con la riduzione dei costi d’impresa; individuare le aree di costo che verrebbero modificate con la creazione del progetto di metabolismo eco-industriale.
Viene definita “architettura bioclimatica” quella che usa gli elementi naturali del sito (sole, vento, acqua, terreno, vegetazione) per realizzare edifici termicamente efficienti, in grado di soddisfare i requisiti di comfort termico, indipendentemente dall’uso di impianti di climatizzazione; l’approccio bioclimatico è legato al principio di autosufficienza, unitamente alla consapevolezza che i principali fenomeni che influiscono negativamente sull’ambiente sono causati dal consumo di grandi quantità di energia non rinnovabile (l’edilizia è tra i settori più inquinanti: gran parte delle emissioni dei gas e di CO2 proviene proprio dagli impianti di climatizzazione e di riscaldamento).
(Fonte Wikipedia)
Per arredo urbano si intende uno specifico ambito progettuale e di ricerca che provvede ad attrezzare gli spazi pubblici urbani con manufatti fissi o mobili funzionali (disegno degli spazi verdi pubblici, segnaletica, dissuasori, illuminotecnica urbana, eccetera), spesso inseriti in una immagine coordinata della città.
(Fonte: Wikipedia)
L’Autorizzazione Ambientale Integrata (AIA) è il provvedimento che autorizza l’esercizio di un impianto o di parte di esso a determinate condizioni, che devono garantire la conformità ai requisiti previsti dal decreto legislativo 59/05 – Attuazione integrale della direttiva 96/61/CE, relativa alla prevenzione e riduzione integrate dell’inquinamento.
Miscela di gas che avvolge la Terra. L’atmosfera terrestre contiene circa il 78% di azoto molecolare, circa il 21% di ossigeno e altri gas in tracce. L’atmosfera può essere suddivisa in una serie di strati sovrapposti sulla base della sua composizione o dei moti, generalmente determinati dalla temperatura. La fascia più vicina alla Terra è la Troposfera che raggiunge un’altezza di circa 8 km nelle regioni polari e di 15 km a livello dell’Equatore ed è caratterizzata dalla presenza di acqua allo stato solido, liquido ed aeriforme.
I fenomeni di inquinamento dell’aria hanno luogo all’interno di questo strato. Al di sopra della Troposfera si trova la Stratosfera che ha uno spessore di circa 35 km. Nella Stratosfera è presente, a circa 25 km d’altezza, una grande concentrazione di ozono: il cosiddetto ozono stratosferico che ci protegge dalle radiazioni ultraviolette.
Identifica la tendenza dell’architettura a privilegiare la progettazione e la costruzione di edifici che tengano conto di tutti gli aspetti ecologici relativi alla scelta dei materiali da utilizzare e al miglior impiego delle risorse naturali, nella prospettiva del risparmio energetico e della salvaguardia dell’ambiente; è finalizzata anche al riavvicinamento dell’architettura stessa al rispetto della vita umana e al benessere psicofisico dell’individuo come abitante.
(Fonte: Treccani)
Dall’inglese “biodiversity”, il termine può essere tradotto in “varietà della vita”, e sta ad indicare una misura della varietà del mondo vivente; è comunemente usato per descrivere il numero, la varietà e la variabilità delle specie animali e vegetali del pianeta. La biodiversità è intesa non solo come il risultato dei processi evolutivi ma anche come varietà di geni, specie ed ecosistemi, corrispondenti a tre livelli di organizzazione biologica fondamentali, connessi gerarchicamente ma profondamente intrecciati. La comunità biotica si compone di un numero variabile di individui suddivisi in specie rare (molte specie, ognuna con pochi individui) e in specie dominanti (poche specie caratterizzate da un gran numero di individui, la biomassa); sono proprio le specie rare a determinare la biodiversità, o diversità biologica, sia animale sia vegetale, valutabile matematicamente nel seguente modo: n. specie/n. di individui per m2.
È l’energia derivante da processi di trasformazione di bioprodotti quali biomasse cerealicole, lignocellulosiche, delezioni animali, eccedenze alimentari, rifiuti urbani cartacei, eccetera. È rinnovabile e non provoca aumenti di gas serra, in quanto l’anidride carbonica prodotta durante la combustione viene riassorbita dalla biomassa in fase di sviluppo; si utilizza nella forma di biofuels (carburanti come etanolo e metanolo), bioelettricità, calore, biogas.
La bioetica è la disciplina che indica un dovere morale dell’uomo per il rispetto e la reverenza verso la natura. La considerazione di partenza è il diritto bioetico del mondo naturale – incluso quello dell’esistenza – completamente indipendente da ogni considerazione circa la sua utilità per l’uomo.
Gli organismi vengono definiti “bioindicatori” quando subiscono variazioni misurabili del loro stato naturale in presenza di inquinanti. Un organismo può essere considerato un buon bioindicatore se manifesta risposte biologiche identificabili correlate alle differenti concentrazioni di inquinanti (relazione dose/risposta). Il monitoraggio biologico o biomonitoraggio verifica le variazioni ecologiche indotte dalle alterazioni dell’ambiente a diversi livelli: da un lato l’accumulo di sostanze inquinanti negli organismi tramite i bioaccumulatori, dall’altro gli effetti causati tramite lo studio delle modificazioni morfologiche, strutturali o di vitalità degli organismi e le modificazioni nella composizione delle comunità animali e vegetali. Sono stati quindi messi a punto test atti a valutare la tossicità acuta, la tossicità cronica o eventuali danni al patrimonio genetico di adeguati sistemi biologici bersaglio. Per una più completa valutazione di un ecosistema si possono utilizzare differenti organismi come bioindicatori.
È il termine generico che indica tutta la materia organica di natura sia vegetale che animale presente, ad esempio, in un ecosistema, nonché un indice della capacità produttiva di un particolare ambiente biologico. Normalmente viene espressa in peso (secco) per unità di superficie o in unità di energia (J/m), sebbene l’unità di misura cambi a seconda dell’oggetto in esame: la biomassa di una popolazione di insetti, ad esempio, verrà calcolata in g/m, mentre quella di una comunità erbacea presente in un prato in kg/m e quella di un bosco in t/ha. In campo energetico, la biomassa indica la quantità di materiale organico che può essere utilizzata per produrre energia per combustione o tramite fermentazione. Le biomasse utili ai fini della produzione di energia includono il legno, liquami e feci animali, residui agricoli, forestali e della carta. Il concetto di biomassa è strettamente collegato a quello di “produttività”, che indica la produzione di biomassa per unità di tempo: un parametro funzionale utile allo studio della qualità ambientale e all’evoluzione dello stato di un ecosistema.
Il termine biosfera indica l’involucro esterno alla superficie terrestre, costituito da aria, acqua, suolo e sottosuolo (per la profondità di poche decine di metri) in cui si verificano le condizioni atte a favorire la vita animale e vegetale. Per estensione, definisce l’insieme degli organismi viventi.
Per bonifica si intende l’insieme degli interventi atti ad eliminare le fonti di inquinamento e le sostanze inquinanti, o a ridurne le concentrazioni presenti nel suolo, nel sottosuolo e nelle acque superficiali e sotterranee ad un livello uguale o inferiore agli standard fissati dalle norme. Sostanzialmente, attraverso la bonifica si raggiunge un grado di salubrità dell’ambiente molto simile a quello naturale, avendo come fine il ripristino della situazione originaria. In un sito bonificato non sussistono particolari limitazioni alle attività che può ospitare, per cui può essere destinato ad uso residenziale, commerciale o produttivo.
Con bosco urbano si intende un’area verde estensiva sita in ambiente urbano, di grandi dimensioni, con basso livello di antropizzazione (dal quale derivano consequenzialmente anche bassi costi di gestione/superficie, seppur fornita di servizi) che fornisce benefici riguardanti una migliore condizione sanitaria per la cittadinanza, con miglioramenti dal punto di vista sia fisico che psicologico; una più ampia biodiversità; vantaggi estetico/paesaggistici tali da influire in maniera sostanziale sul turismo; contrasto diretto agli effetti del cambiamento climatico. I boschi urbani rientrano nella definizione di “carbon sink”, cioè “attività, processi, o meccanismi di rimozione di biossido di carbonio (CO2) dall’atmosfera”, secondo le indicazioni dell’UNFCCC (United Nation Framework Convention on Climate Change – Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici).
(Fonte: notizie green – l’informazione sostenibile)
La locuzione “buco nell’ozono” Indica la diminuzione della concentrazione di ozono nello strato superiore dell’atmosfera; tale strato protegge la Terra dalle radiazioni ultraviolette nocive. Nella Troposfera, in particolare, la fascia di ozono (O3) assorbe i raggi ultravioletti emessi dal sole, nocivi per tutti gli esseri viventi in quanto danneggiano le cellule. Negli anni Ottanta ci si è resi conto che, sopra l’Antartide, la fascia di ozono era molto assottigliata, o addirittura bucata; attraverso questo buco (che cambia di stagione in stagione, ed è massimo durante l’inverno) i raggi ultravioletti possono raggiungere direttamente la terra. Gli studi scientifici hanno dimostrato che la distruzione dell’azoto è causata da sostanze prodotte dall’uomo, soprattutto i clorofluorocarburi (CFC), oggi non più utilizzate ma ancora presenti nell’atmosfera: sono quelle risalenti agli anni passati che stanno risalendo, e che ancora devono raggiungere la fascia di ozono. Serviranno parecchi anni, quindi, prima che il problema del buco dell’ozono si risolva.
Sono i requisiti ambientali definiti dal Piano per la sostenibilità ambientale dei consumi del settore della pubblica amministrazione (adottati con Decreto del Ministro dell’Ambiente della Tutela del Territorio e del mare) per le varie fasi del processo di acquisto, volti a individuare la soluzione progettuale, il prodotto o il servizio migliore sotto il profilo ambientale lungo il ciclo di vita, tenuto conto della disponibilità di mercato. La loro applicazione sistematica e omogenea consente di diffondere tecnologie e prodotti preferibili da un punto di vista ambientale, inducendo gli operatori economici meno virtuosi ad adeguarsi alle nuove richieste della pubblica amministrazione. In Italia, l’efficacia dei CAM è stata assicurata grazie all’art. 18 della L. 221/2015 e, successivamente, all’art. 34 recante “Criteri di sostenibilità energetica e ambientale” del D.lgs. 50/2016 “Codice degli appalti” (modificato dal D.lgs. 56/2017), che ne hanno reso obbligatoria l’applicazione da parte di tutte le stazioni appaltanti; tale obbligo garantisce che la politica nazionale in materia di appalti pubblici verdi sia incisiva nella riduzione degli impatti ambientali, nella promozione di modelli di produzione e consumo più sostenibili e “circolari”, nella diffusione di occupazione “verde”. L’applicazione dei CAM risponde, inoltre, all’esigenza della PA di razionalizzare i propri consumi, riducendone ove possibile la spesa.
(Fonte: Ministero della transizione ecologica)
Definisce lo stato di salute, il benessere e le potenzialità dei singoli individui. Comprende variabili quali la salute mentale e fisica delle persone, il grado di istruzione, le motivazioni e le capacità e competenze (abilità) lavorative.
Il clima non è costante: varia da zona a zona (si pensi ad esempio quanto è diverso il clima marino da quello montano) e varia nel tempo, sia per periodi di alcuni decenni, sia per periodi più lunghi (ad esempio le ere glaciali si sono ripetute con frequenze di alcune decine di migliaia di anni).
È la tassa definita sulla base del contenuto di carbonio del bene tassato, finalizzata a far ricadere i danni ambientali, causati dal carbonio, sull’inquinatore. In ambito europeo, l’ipotesi di una carbon tax è stata avanzata in una comunicazione della Commissione al Consiglio nell’ottobre 1991, ed è successivamente divenuta proposta formale nel giugno 1992 come parte di una più ampia strategia di riduzione delle emissioni di anidride carbonica.
La classificazione nota con la sigla CEPA (Classification of Environmental Protection Activities) prevede nove settori di intervento nell’ambito dell’EPEA (Environmental Protection Expenditure Account): protezione dell’aria e del clima, gestione delle acque reflue, gestione dei rifiuti, protezione del suolo e delle acque del sottosuolo, abbattimento del rumore e delle vibrazioni, protezione della biodiversità e del paesaggio, protezione dalle radiazioni, ricerca e sviluppo per la protezione dell’ambiente, altre attività di protezione dell’ambiente.
La Certificazione ambientale è il rilascio di un parere professionale da parte di un soggetto terzo indipendente (verificatore esterno) sulla completezza, comprensibilità e affidabilità del Rapporto ambientale di un organizzazione (Certificazione del Rapporto ambientale), oppure sulla conformità del Sistema di Gestione Ambientale di un’organizzazione ai requisiti richiesti dalla norma o standard prescelti, come ad esempio ISO 14000 e EMAS (Certificazione del Sistema di Gestione Ambientale).
I clorofluorocarburi (CFC) sono composti con una durata di vita molto lunga usati – ad esempio – come gas propellenti nelle bombolette spray, come prodotti refrigeranti, come prodotti di pulizia e nelle materie plastiche espanse. Sono i principali responsabili della distruzione dello strato di ozono, e corresponsabili dell’incremento dell’effetto serra.
Indica un ciclo produttivo che non si limita al processo di trasformazione delle materie prime in prodotti, ma che tende – con l’assorbimento degli scarti generati nel corso dell’attività – alla minimizzazione del consumo delle risorse naturali e della produzione di rifiuti.
È la produzione combinata di energia elettrica e vapore, utilizzabile sia nell’ambito industriale che civile (teleriscaldamento).
Sono vettori energetici non rinnovabili, contenenti carbonio (olio da riscaldamento, gas naturale, carbone), utilizzati per il riscaldamento.
È uno strumento di politica ambientale basato sull’emanazione di norme e sul relativo controllo dell’applicazione e dell’osservanza. Rappresenta l’approccio iniziale che, a partire dagli anni Settanta, ha improntato la legislazione comunitaria e di tutti gli Stati membri per la gestione delle politiche ambientali; a questo sistema si è contrapposto – a partire dagli anni Novanta – quello dell’EMAS (Eco-Management and Audit Scheme), che introduce approcci volontari di corresponsabilizzazione dell’apparato produttivo.
È una modalità di relazione commerciale tra i produttori del Sud del mondo e i consumatori finali del Nord, alternativa a quella tradizionale. Hanno diritto al marchio che identifica i beni del CEES quei prodotti alimentari e di artigianato realizzati nei paesi in via di sviluppo e venduti in quelli industrializzati che possiedono una serie di caratteristiche peculiari, che qualificano il loro processo di produzione e di scambio: prezzo equo, piena dignità del lavoro, prefinanziamento per l’acquisto dei prodotti, sostenibilità ambientale, trasparenza. Il prezzo del prodotto comprende un guadagno che va al produttore per una vita dignitosa e un surplus per investirlo nella produzione.
L’organizzazione deve – in relazione ai suoi aspetti ambientali e al relativo sistema di gestione – stabilire e mantenere attive le procedure per assicurare le comunicazioni interne tra i differenti livelli e le diverse funzioni dell’organizzazione, nonché ricevere, documentare e rispondere alle richieste provenienti dalle parti interessate esterne; deve, inoltre, prendere in considerazione procedimenti di comunicazione esterna riguardanti gli aspetti ambientali significativi, e registrare ogni decisione in merito. La comunicazione ambientale aiuta a concentrare l’attenzione delle imprese e dei consumatori sui problemi ambientali e sulle loro possibili soluzioni.
È la Terza Conferenza delle parti firmatarie della convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, tenutasi nel dicembre del 1997; in tale occasione è stato definito un Protocollo che prevede impegni legalmente vincolanti di contenimento delle emissioni di gas serra rispetto al 1990 (per l’Europa 8%, per l’Italia 6,5%).
Con il termine contabilità ambientale si intende un sistema che permette di rilevare, organizzare, gestire e comunicare informazioni e dati ambientali, questi ultimi espressi in unità fisiche e monetarie. A seconda che l’utilizzatore del sistema sia un’organizzazione pubblica o privata, si parlerà di contabilità ambientale pubblica o d’impresa. Le finalità di tale strumento possono essere sia di comunicazione interna, e quindi di supporto alle decisioni dell’organizzazione, sia di comunicazione esterna.
I conti ambientali descrivono la pressione, espressa in unità fisiche, esercitata dalle attività economiche sull’ambiente naturale. Nel disegno di legge sulla contabilità ambientale pubblica (Regolamento (UE) n. 691/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 6 luglio 2011) si legge: “Per sistema di conti ambientali si intende l’insieme delle informazioni che, nell’ambito del sistema statistico nazionale descrivono:
Si tratta della base informativa del bilancio ambientale o documento di sostenibilità dell’ente pubblico territoriale.”
Il Conto Energia è stato introdotto in Italia con la Direttiva comunitaria 2001/77/CE e poi recepita con l’approvazione del Decreto legislativo 387 del 2003. Conto Energia è il nome comune assunto dal programma europeo di incentivazione in conto esercizio della produzione di elettricità da fonte solare mediante impianti fotovoltaici permanentemente connessi alla rete elettrica. Il principio che regge il meccanismo del Conto Energia consiste nell’incentivazione della produzione elettrica, e non dell’investimento necessario per ottenerla: il privato proprietario dell’impianto fotovoltaico percepisce somme in modo continuativo, con cadenza tipicamente mensile, per i primi 20 anni di vita dell’impianto; condizione indispensabile all’ottenimento delle tariffe incentivanti è che l’impianto sia connesso alla rete (grid connected); la dimensione nominale dell’impianto fotovoltaico deve essere superiore a 1 kTWp. Questo meccanismo è diventato operativo con l’entrata in vigore dei Decreti interministeriali del 28/07/2005 e del 06/02/2006 (I Conto Energia) che hanno introdotto il sistema di finanziamento in conto esercizio della produzione elettrica.
Con il DM 19/2/2007 (II Conto Energia) sono state introdotte alcune novità, come l’applicazione della tariffa incentivante su tutta l’energia prodotta dall’impianto, la semplificazione delle regole di accesso alle tariffe incentivanti, la differenziazione delle tariffe anche in funzione del tipo di integrazione architettonica e della taglia dell’impianto; è stato inoltre previsto un premio per impianti fotovoltaici abbinati all’uso efficiente dell’energia.
Nel 2010, con il DM 6/8/2010, è entrato in vigore il III Conto Energia, applicabile agli impianti entrati in esercizio a partire dal 1° gennaio 2011 e fino al 31 maggio 2011, che ha introdotto specifiche tariffe per impianti fotovoltaici integrati con caratteristiche innovative e impianti fotovoltaici a concentrazione. Con la Legge n. 129/2010 (cosiddetta “legge salva Alcoa”) sono poi state confermate le tariffe dell’anno 2010 del II Conto Energia a tutti gli impianti in grado di certificare la conclusione dei lavori entro il 31 dicembre 2010, e di entrare in esercizio entro il 30 giugno 2011.
Dopo l’emanazione del D.lgs. 28/2011 è stato pubblicato il DM 5/5/2011 IV Conto Energia), che ha definito il meccanismo di incentivazione riguardante gli impianti entrati in esercizio dopo il 31 maggio 2011, con l’obiettivo di allineare il livello delle tariffe all’evoluzione dei costi della tecnologia fotovoltaica e di introdurre un limite di costo cumulato annuo degli incentivi, fissato in 6 miliardi di euro.
Con l’avvicinarsi del limite di costo individuato dal IV Conto Energia, è stato pubblicato il DM 5/7/2012 (V Conto Energia), che ha confermato in parte le disposizioni previste dal DM 5/5/2011 e ha fissato il costo cumulato degli incentivi pari a 6,7 miliardi di euro. Le disposizioni di incentivazione del Conto Energia non sono state più applicate dal 6 luglio 2013, dopo il raggiungimento del tetto di 6,7 miliardi di euro.
Sono costi causati dall’inquinamento atmosferico, dal rumore o da incidenti. Sono a carico della comunità o di terzi non implicati, e non delle persone responsabili.
I Composti Organici Volatili (Volatile Organic Compounds), un tempo chiamati “idrocarburi” (HC), sono privi di metano e CFC (clorofluorocarburi). Tra i COV troviamo numerosi composti che vengono frequentemente usati sotto forma di solventi nelle vernici, nelle lacche e nelle colle, nei detergenti, nei prodotti per la cura del corpo, ma anche come propellenti nelle bombolette spray.
La cultura è l’intero complesso di conoscenze, conquiste, tecnologia, tradizioni, percezioni, costumi, valori ed altre capacità delle società e dell’individuo che collegano i comportamenti del passato a quelli del presente; influenza le idee e le azioni di individui e gruppi, e le interazioni tra questi e l’ambiente. In tal senso, la cultura ambientale è l’insieme delle conoscenze formali ed informali che accrescono la comprensione dei fenomeni ambientali, correggendo comportamenti umani tendenti alla distruzione.
Il danno ambientale è previsto e disciplinato dall’art.18 della legge n.349 dell’8 luglio 1986 e s.m.i., nel quale il legislatore sancisce che “qualunque fatto doloso o colposo in violazione di disposizioni di legge o di provvedimenti adottati in base a legge che comprometta l’ambiente, ad esso arrecando danno, alterandolo, deteriorandolo o distruggendolo in tutto o in parte, obbliga l’autore del fatto al risarcimento nei confronti dello Stato”.
Il 18 maggio 2021 l’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA) ha pubblicato la tabella di marcia globale ai fini del raggiungimento della decarbonizzazione del sistema energetico (reponsabile dei tre quarti delle emissioni totali) entro il 2050, così come indicato nell’Accordo di Parigi. Nel rapporto “Net zero by 2050” sono indicate circa 400 tappe fondamentali trasversali a vari settori, dall’abbandono di investimenti nei combustibili fossili o in nuove centrali a carbone alla fine delle vendite entro il 2035 di nuove autovetture con motore a combustione interna, all’implementazione immediata e massiccia di tutte le tecnologie energetiche pulite ed efficienti disponibili. Il percorso prevede, tra l’altro, l’aggiunta annuale di solare fotovoltaico per 630 gigawatt e dell’energia eolica per 390 gigawatt entro il 2030, quattro volte il livello record fissato nel 2020.
(Fonte : Ansa – A&E Clima – IEA)
Il diossido di carbonio è il prodotto principale di qualsiasi processo di combustione: da 1 kg di gas si sprigionano 2,5 kg di CO2, da 1kg di olio da riscaldamento, diesel o benzina si formano 3,2 kg CO2. Il diossido di carbonio proveniente dal consumo di vettori energetici fossili (petrolio, gas, carbone), è il più importante gas in traccia climatico di origine antropica.
Il diossido di zolfo è un gas tossico, dall’odore pungente; si forma nella combustione di combustibili e carburanti contenenti zolfo; viene trasformato con un processo chimico in acido solforico (H2SO4) e penetra nel suolo e nelle acque attraverso il dilavamento (acidificazione degli ecosistemi, danni materiali causati dalle piogge acide); compromette le vie respiratorie, favorisce le bronchiti croniche. È il precursore delle polveri fini che penetrano nei polmoni (PM10).
Diossine e furani (solitamente si parla soltanto di diossine) sono generati da processi di combustione industriali e dall’incenerimento illegale da parte di privati di rifiuti contenenti cloro; sono sostanze tossiche per l’uomo e per l’ambiente che si depositano nel suolo e, non essendo o essendo difficilmente degradabili, si accumulano nella catena alimentare (per esempio nel latte materno).
Il significato del termine ecoefficienza può essere fatto risalire alla riformulazione del concetto stesso di efficienza proposta da E. U. Von Weiszacker, A. B. Lovins e L. H. Lovins nel volume “Fattore 4” (Edizioni Ambiente, 1998), laddove per efficienza si intende ciò che consente di scindere il benessere dell’umanità dal consumo di risorse. Secondo gli autori, migliorando e calibrando l’efficienza attraverso una serie di tecniche e metodologie già oggi disponibili, si può arrivare rapidamente ad un utilizzo più razionale delle risorse, con benefici ambientali, sociali ed economici.
In edilzia, il concetto di economia circolare rimanda a quello di innovazione dei processi – dalla produzione alla trasformazione dello scarto – e alla modifica del modo in cui si concepiscono i prodotti stessi, realizzati con materiale di scarto provenienti anche da altre filiere industriali: l’obiettivo è di estendere il ciclo di vita utile dei prodotti e di parte di prodotto preservando comunque le funzioni originarie. Tra le materie riciclate più utilizzate per realizzare nuovi prodotti come isolanti (o gli stessi prodotti ma da riciclo) si possono citare la gomma, la plastica, gli inerti e il legno, la lana di roccia; sempre più attenzione viene inoltre riservata anche alla seconda vita dei detriti e delle macerie da cantiere, inerti utilizzati per la produzione di nuovi prodotti.
Sono le nuove frontiere della scienza e della tecnica che puntano verso uno sviluppo ed una crescita economica mondiale basata sull’utilizzo di materie prime, risorse ed energia in quantità minori rispetto al presente. Sono tecnologie avanzate che tendono ad avere un impatto ambientale sempre minore, secondo il principio che è opportuno prevenire il degrado ambientale, piuttosto che curarlo.
Un ecosistema è un’unità ecologica naturale formata da una comunità vivente (biocenosi) e dal suo spazio vitale (biotopo); si tratta di un sistema più o meno stabile, caratterizzato dalle interazioni tra organismi e fattori ambientali. Gli ecosistemi sono sistemi aperti che assorbono l’energia dal sole; i cicli regolatori contribuiscono al mantenimento di un equilibrio dinamico in seno agli ecosistemi.
Nell’ambito di una stessa specie, l’ecotipo è una varietà locale (razza o sottospecie) fissata geneticamente. L’ecotipo si crea in risposta alle diverse condizioni ambientali a cui le popolazioni di una specie sono sottoposte, vivendo in aree geografiche e/o ambienti differenti. In biologia, ciascuna delle sottospecie che, pur avendo la stessa distribuzione geografica, differiscono per l’ambiente in cui vivono: ad esempio, il pidocchio della testa e quello dei vestiti.
La superficie terrestre assorbe la radiazione solare riscaldandosi, e restituisce a sua volta parte del calore sotto forma di radiazioni infrarosse; una parte di queste viene assorbita da alcuni gas naturalmente presenti nell’atmosfera. Questi sono principalmente il vapore acqueo (H2O), il biossido di carbonio (CO2), il metano (CH4), l’ozono stratosferico (O3) e il monossido di carbonio (CO). Le attività umane, oltre a provocare un aumento della concentrazione di questi gas, ne hanno introdotti altri quali i clorofluorocarburi (CFC) e il protossido d’azoto (N2O). L’effetto serra è un fenomeno naturale importantissimo, che consente la vita sulla terra: grazie ad esso la temperatura del nostro pianeta è mediamente di circa 15°C. Tuttavia, l’aumento della concentrazione dei gas serra fa si che aumenti la frazione di radiazioni solari captate dall’atmosfera, che di conseguenza tende a riscaldarsi sempre più: proprio come una serra nella quale i vetri consentono l’ingresso della radiazione solare, ma non ne permettono un facile allontanamento.
E’ il processo per cui un ambiente acquatico modifica il suo equilibrio ecologico, per cause naturali o artificiali, arricchendosi di sostanze nutritive (in particolare di composti dell’azoto oppure del fosforo) provenienti dall’agricoltura (fertilizzanti) e dagli scarichi fognari non depurati, nei laghi o nei mari poco profondi o con scarso ricambio idrico, che provoca cambiamenti tipici quali l’eccessivo incremento della produzione di alghe (macrofite) e/o di alghe microscopiche (microplancton) che, alla fine del ciclo vitale, vanno in decomposizione. La conseguenza dell’eutrofizzazione è il degrado della qualità dell’acqua tale da ridurne o precluderne l’uso, con conseguente instaurarsi di un ambiente anaerobico e la distruzione delle principali forme di vita acquatica.
Piano strategico o “patto verde” o Green Deal Europeo, il cui scopo primario è quello di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Affinché ciò avvenga, uno degli obiettivi è quello di decarbonizzare il sistema energetico dell’Unione europea, con il fine di ottenere “emissioni di gas serra net zero entro il 2050”.
Sono fonti energetiche rinnovabili non fossili: eolica, solare, geotermica, del moto ondoso, maremotrice, idraulica, biomasse, gas di discarica, gas residuati dai processi di depurazione e biogas. In particolare, per biomasse si intende la parte biodegradabile dei prodotti, rifiuti e residui provenienti dall’agricoltura (comprendente sostanze vegetali e animali) e dalla silvicoltura e dalle industrie connesse, nonché la parte biodegradabile dei rifiuti industriali e urbani (art.2 par. a del decreto legislativo 29 dicembre 2003, n. 387 in attuazione della DIR. 2001/77/Ce).
Le fonti non rinnovabili sono quelle risorse del patrimonio naturale il cui utilizzo ed impiego è limitato nel tempo a causa della loro irriproducibilità, o comunque del loro lentissimo rinnovamento; sono anche dette risorse esauribili. Tra gli esempi: il petrolio, il metano, le risorse minerarie, i rifiuti. Il problema di queste fonti di energia è doppio: da un lato, non sono infinite e anzi sono destinate ad esaurirsi, dall’altro il loro utilizzo per produrre energia crea problemi di inquinamento atmosferico, delle acque e dei suoli, e contribuisce all’effetto serra.
È una reazione chimica di sintesi che utilizza la luce quale fonte energetica. In particolare, attraverso la fotosintesi clorofilliana si instaura un processo biochimico mediante il quale le piante convertono l’energia luminosa solare in energia chimica, utilizzando acqua e anidride carbonica per sintetizzare sostanze organiche (soprattutto carboidrati) e liberando nell’atmosfera l’ossigeno.
È un gas suscettibile di dare luogo all’ effetto serra; si definisce tale un gas “trasparente” allo spettro delle radiazioni solari e “opaco” allo spettro delle radiazioni infrarosse proprie della Terra. Nel protocollo messo a punto in occasione della Conferenza di Kyoto, quelli ritenuti i principali responsabili dell’effetto serra sono: anidride carbonica, esafluoruro di zolfo, metano, protossido d’azoto, clorofluorocarburi, idrofluorocarburi, perfluorocarburi, ozono.
Il Green Public Procurement, ovvero Acquisti Verdi nella pubblica amministrazione, è uno strumento di politica ambientale che intende favorire lo sviluppo di un mercato di prodotti e servizi a ridotto impatto ambientale attraverso la leva della domanda pubblica, contribuendo, in modo determinante, al raggiungimento degli obiettivi delle principali strategie europee come quella sull’uso efficiente delle risorse o quella sull’economia circolare; è stato introdotto in Italia dal 2008 con il Piano d’azione nazionale GPP che ha previsto l’adozione, con successivi decreti ministeriali, dei Criteri Ambientali Minimi (CAM) per ogni categoria di prodotti, servizi e lavori acquistati o affidati dalla pubblica amministrazione. Il GPP si qualifica come il principale strumento della strategia europea su “Consumo e Produzione Sostenibile” (COM 2008/397 “Piano d’azione per il Consumo la Produzione Sostenibili e la Politica Industriale Sostenibile”): per questo motivo il Ministero dell’Ambiente sta affrontando la tematica del GPP unitamente a quella SCP (Sustainable Consumption and Production).
(Fonte: Ministero della transizione ecologica)
Gli idrocarburi aromatici policiclici (noti anche come IPA o PHA, dall’inglese Polycyclic Aromatic Hydrocarbons) si formano nella combustione incompleta, ma anche nei motori diesel; per la potenza cancerogena dell’intero gruppo, viene preso in considerazione un unico IPA, ossia il benzo[a]pirene. Per la loro frequenza e tossicità, gli idrocarburi aromatici policiclici sono tra le sostanze inquinanti organiche più importanti nel suolo.
Qualunque modificazione dell’ambiente, negativa o benefica, totale o parziale, conseguente ad attività, prodotti o servizi di un’organizzazione.
È l’analisi che ha lo scopo di accertare lo stato di qualità dell’ambiente di una determinata area, ai fini di individuare eventuali inquinamenti dei terreni e delle acque, e di stabilire se siano necessari interventi di bonifica o di disinquinamento.
Si definisce inquinante la sostanza che, immessa nell’ambiente, può alterarne le caratteristiche chimiche, fisiche e biologiche, con potenziale rischio per la salute umana e per l’ambiente stesso.
Sono gli investimenti destinati a prevenire, ridurre e riparare danni causati all’ambiente. Da questa categoria sono esclusi i costi sostenuti da un’impresa o da un ente pubblico in attuazione di obblighi di legge, ovvero destinati ad adeguare i metodi di produzione ai fini della salvaguardia dell’ambiente.
Sono sostanze le cui concentrazioni in atmosfera sono dell’ordine dei mg/m3 (milligrammi per metro cubo) o dei mg/m3 (microgrammi per metro cubo), come ad esempio CO, CO2, NO, NO2, SO2, O3, particolato.
Sono i metalli con una densità superiore a 5 g/cm3 (ferro, zinco, rame, manganese, stagno, cromo, cadmio, piombo, mercurio, eccetera). Molti di essi non svolgono alcuna funzione vitale nei processi metabolici e sono tossici per l’uomo, gli animali e le piante; altri invece, come cromo, cobalto, rame, molibdeno, nichel e zinco sono oligoelementi vitali per l’uomo: sono assorbiti con l’alimentazione, ma in elevate concentrazioni hanno un effetto tossico. Non si conoscono invece effetti positivi di piombo, cadmio e mercurio. Tutti questi elementi sono presenti in piccolissime concentrazioni nella crosta terrestre; la vegetazione cresciuta sulle rocce contenenti elevate concentrazioni di metalli pesanti si è adeguata alla situazione.
Il metano è un idrocarburo semplice emesso nella decomposizione microbica delle sostanze organiche in ambiente anaerobico, in particolare nell’allevamento di bestiame e nelle discariche dei rifiuti; in concentrazioni d’immissione normali non è tossico; ha un influsso sul clima e interviene nella formazione dell’ozono nella Troposfera.
I microinquinanti sono sostanze le cui concentrazioni in atmosfera sono relativamente basse, ossia dell’ordine dei mg/m3 (microgrammi per metro cubo) o dei ng/m3 (nanogrammi per metro cubo) come, ad esempio, gli idrocarburi aromatici, gli IPA, i metalli pesanti e le diossine.
È il processo di miglioramento annuale dei risultati, atto a misurare gli aspetti significativi del sistema di gestione ambientale da parte di un’organizzazione in base alla sua politica, ai suoi obiettivi e ai suoi target ambientali. Il miglioramento dei risultati non deve necessariamente verificarsi simultaneamente in tutte le attività.
La Missione 2 del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), “Rivoluzione verde e transizione ecologica”, si prefigge di colmare le lacune strutturali che ostacolano il raggiungimento di un nuovo e migliore equilibrio fra natura, sistemi alimentari, biodiversità e circolarità delle risorse, in linea con gli obiettivi del Piano d’azione per l’economia circolare varato dall’Unione europea; è articolata in quattro componenti, ognuna delle quali contiene, a sua volta, una serie di investimenti e riforme:
COMPONENTE 1 (M2C1) Agricoltura sostenibile ed economia circolare
COMPONENTE 2 (M2C2) Energia rinnovabile, idrogeno, rete e mobilità sostenibile
COMPONENTE 3 (M2C3) Efficienza energetica e riqualificazione degli edifici
COMPONENTE 4 (M2C4) Tutela del territorio e della risorsa idrica
(Fonte: Ministero della transizione ecologica)
Il monossido d’azoto è un gas incolore che si forma soprattutto in presenza di elevate temperature di combustione (motori, impianti di riscaldamento).
Il monossido di carbonio è un gas inodore e incolore che viene emesso dalla combustione incompleta di combustibili e carburanti; è intossicante per l’uomo e gli animali a sangue caldo; partecipa alla formazione dell’ozono nella Troposfera.
I nitrati sono sali dell’acido nitrico; sono composti altamente idrosolubili.
Gli ossidi di azoto comprendono il diossido d’azoto e il monossido d’azoto; giungono nel suolo e nei corsi d’acqua attraverso il dilavamento (eutrofizzazione di ecosistemi). Gli ossidi d’azoto sono importanti precursori della formazione di piogge acide, di polveri fini e – in combinazione con i COV – di foto ossidanti (ozono, smog estivo).
È il materiale liquido che cola alla base delle discariche dei rifiuti. Dopo aver subìto numerose trasformazioni biologiche, il materiale organico iniziale è in gran parte trasformato in acidi organici; la componente inorganica contiene in genere metalli pesanti. Quando le acque di precipitazione cadono sulle discariche, si infiltrano attraverso i rifiuti e possono trascinare con sé sostanze tossiche e pericolose che, se non opportunamente bloccate, possono raggiungere il sottosuolo e arrivare in falda, contaminandola. Ecco perché si usa isolare i fondi delle discariche con coperture impermeabilizzanti, le quali però possono consumarsi o lacerarsi (nel caso di spigoli vivi o oggetti taglienti nei rifiuti).
I permessi di emissione sono strumenti di politica ambientale che attribuiscono un diritto di emissione ai loro possessori. L’Autorità di governo emette un numero di permessi coerente con il livello complessivo prestabilito di emissioni; il proprietario dei permessi può scegliere di utilizzarli, emettendo una quantità di emissioni corrispondente a quella consentita dal singolo permesso moltiplicata per il numero di permessi posseduti, o di venderli: si viene così a creare un mercato dei permessi il cui prezzo rifletterà il costo marginale di abbattimento delle emissioni. Questo costo viene minimizzato, per il sistema nel suo complesso, grazie alla possibilità di ridurre le emissioni laddove l’abbattimento è meno oneroso: i soggetti per i quali è meno costoso abbattere, infatti, ridurranno le emissioni in misura relativamente maggiore, e venderanno i permessi a coloro per i quali l’abbattimento è più oneroso. Nell’ultimo decennio sono state avviate varie esperienze di utilizzo di questo meccanismo per problemi di inquinamento locale e nazionale di varia natura. L’Unione Europea intende avvalersi principalmente di tale strumento per contenere le emissioni di gas serra del settore industriale.
Logaritmo in base 10 dell’inverso della concentrazione degli ioni di idrogeno, log 10 (1/[H+]), espressa in moli al litro di soluzione. Le soluzioni neutre hanno pH = 7; l’acidità è massima per pH = 0; l’alcalinità è massima per pH = 14.
Il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC) stabilisce gli obiettivi nazionali al 2030 sull’efficienza energetica, sulle fonti rinnovabili e sulla riduzione delle emissioni di CO2, nonché gli obiettivi in tema di sicurezza energetica, interconnessioni, mercato unico dell’energia e competitività, sviluppo e mobilità sostenibile, delineando per ciascuno di essi le misure che saranno attuate per assicurarne il raggiungimento. Il documento – predisposto dal Ministero dello Sviluppo Economico, dal Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare e dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti – recepisce le novità contenute nel Decreto Legge sul clima, nonché quelle sugli investimenti per il Green New Deal previste nella Legge di Bilancio 2020; è stato inviato alla Commissione europea in attuazione del Regolamento (UE) 2018/1999, completando il percorso avviato nel dicembre 2018, nel corso del quale il Piano è stato oggetto di un proficuo confronto tra le istituzioni coinvolte, i cittadini e tutti gli stakeholder.
(Fonte: MISE)
È il termine usato comunemente per indicare il più vasto fenomeno delle deposizioni acide, consistente nella deposizione di acidi dall’atmosfera in forma sia umida (pioggia, neve, nebbia, eccetera), sia secca (attraverso i gas e gli aerosol). I principali responsabili dell’acidificazione sono SO2, NOx e NH3. Le piogge acide presentano un pH più basso di quello della pioggia normale, e questo danneggia molto le piante e gli organismi acquatici: “brucia” le foglie delle piante fino ad ucciderle, così come accade a molti organismi di laghi e fiumi. Le cause dell’eccessiva acidità delle piogge sono gli ossidi di zolfo e azoto che si producono durante le combustioni: questi, reagendo con il vapore acqueo, producono acidi che poi arrivano sulla terra con le piogge. Le piogge acide però non cadono nei luoghi dove gli ossidi sono prodotti ma in altre regioni, perché in atmosfera gli ossidi possono venire trasportati anche per migliaia di chilometri. Così, uno dei luoghi più colpiti è la penisola scandinava, anche se gli ossidi provengono da Francia, Germania e Inghilterra.
I piombo è un metallo pesante i cui composti – sotto forma di polveri o di vapori – vengono liberati nell’ambiente nell’impiego di benzina contenente piombo, nell’incenerimento dei rifiuti e nei lavori anticorrosione; compromette la formazione del sangue e lo sviluppo dei bambini, provoca danni alle piante e agli animali, riduce la fertilità del suolo e si accumula nella catena alimentare.
I bifenili policlorurati sono un gruppo di sostanze chimiche industriali particolarmente stabili e persistenti.
Sono programmi i cui obiettivi prioritari sono finalizzati alla riqualificazione edilizia, urbanistica e ambientale degli insediamenti di Edilizia Residenziale Pubblica, attraverso:
La qualità dell’aria è la misura di quanto essa sia libera da inquinamento atmosferico e innocua se respirata dall’uomo. In Italia, la prima legge ambientale (battezzata “antismog”) è stata approvata nel 1966 con l’obiettivo di contrastare l’inquinamento atmosferico.
(Fonte : Wikipedia)
Per qualità edilizia si intende la misura del grado di rispondenza di una costruzione ai bisogni dell’utenza, e cioè quanto un edificio sia in grado di soddisfare le aspettative di coloro che lo utilizzano.
In quanto misurabile, la qualità edilizia può essere espressa attraverso un punteggio che la caratterizza come qualità positiva o qualità negativa, in funzione della sua rispondenza – o incapacità – alle richieste della committenza. La misura della qualità dell’edificio può avvenire attraverso l’esame diretto o con una stima indiretta, che è di fatto la modalità più utilizzata in edilizia: essa prevede che la qualità della costruzione sia direttamente proporzionale alla qualità delle singole fasi che caratterizzano il processo edilizio, e cioè alla qualità dei processi decisionali, esecutivi e gestionali, valutati in funzione dell’aderenza a specifici protocolli. Un altro modo per stabilire la qualità del processo è quello di richiedere la certificazione dei diversi elementi che concorrono; sono poi possibili approcci di tipo ibrido, nei quali vengono presi in considerazione tanto i protocolli di attuazione quanto la qualità dei componenti.
(Fonte: Wikipedia)
È il documento elaborato dall’Ente locale per analizzare il check-up dello stato dell’ambiente nel territorio di riferimento, funzionale anche alla creazione di una banca dati finalizzata ad individuare (e confrontare) le criticità e monitorare l’efficacia delle politiche ambientali perseguite.
È la raccolta idonea – secondo criteri di economicità, efficacia, trasparenza ed efficienza – a raggruppare i rifiuti urbani in frazioni merceologiche omogenee al momento della raccolta (per la frazione organica umida, anche al momento del trattamento), nonché a raggruppare i rifiuti di imballaggio separatamente dagli altri rifiuti urbani, a condizione che tutti i rifiuti sopra indicati siano effettivamente destinati al recupero.
Il termine indica le operazioni che utilizzano rifiuti per generare materie prime secondarie, combustibili o prodotti, attraverso trattamenti meccanici, termici, chimici o biologici, incluse la cernita o la selezione.
Con il termine recupero energetico si intende l’utilizzo di rifiuti combustibili quale mezzo per produrre energia mediante incenerimento diretto, con recupero del calore.
È la rete continua di unità ecosistemiche, più o meno naturali, che determina la funzionalità ecologica di un territorio; si compone di corridoi (elementi di connessione) e di gangli (aree con livelli di biodiversità significativa con funzione di serbatoio).
Rappresentano i ricavi di un’impresa derivanti da una più attenta gestione ambientale dei processi di produzione, come ad esempio i ricavi derivanti dalle attività di recupero e riuso di materiali considerati semplici scarti, unitamente ai ricavi derivanti dalle vendite ambientali di prodotti eco-compatibili.
In un ciclo produttivo, è il ritrattamento del bene di consumo (a fine vita commerciale) per la funzione originaria o per altri fini.
Con il termine rifiuto si intende qualsiasi sostanza, prodotto di scarto o oggetto giunto al termine del suo uso, di cui il produttore abbia deciso o abbia l’obbligo di disfarsi. In base alla loro origine sono classificati in rifiuti urbani e rifiuti speciali, mentre secondo le caratteristiche di pericolosità (dovute alla natura o alle attività che producono i rifiuti), si distinguono in rifiuti pericolosi e non pericolosi. A seconda dello stato fisico si possono distinguere in rifiuti solidi, liquidi e gassosi.
Ai sensi del decreto legislativo n. 22/97, si definisce rifiuto qualsiasi sostanza o oggetto di cui il detentore si disfi, abbia deciso o sia obbligato a disfarsi. I rifiuti pericolosi possiedono, per definizione, almeno una delle 14 caratteristiche di pericolo definite in relazione ai rischi per l’uomo e per l’ambiente, secondo quanto previsto dalle norme comunitarie.
Ai sensi del D.LGS 152/2006, sono da considerare rifiuti speciali:
Ai sensi del Dlgs 116/2020, sono da considerare rifiuti urbani:
In termini generale, il rischio ambientale è la probabilità che un evento – di origine naturale o antropico – possa causare un danno all’ambiente.
È tra i sistemi finalizzati alla stabilizzazione del costo energetico, assieme alla razionalizzazione e all’utilizzo di fonti alternative. Risparmiare è una soluzione che non richiede alcuno sforzo attivo, ma solo un adeguamento passivo ad una situazione di scarsità, ovvero una modifica dei comportamenti dei consumatori in modo da ottenere lo stesso servizio con un minore uso di energia. La razionalizzazione energetica, invece, richiede innovazione e proiezione nel futuro verso tecnologie energetiche più efficienti, incluso l’utilizzo di fonti alternative non fossili. I tre sistemi rispondono a motivazioni sia economiche che ambientali: da questo secondo punto di vista lo scopo è ridurre gli impatti relativi alla produzione, trasporto e utilizzo dell’energia. In tutti i casi, l’obiettivo è quello di coniugare sviluppo e ambiente.
Per salute pubblica si intende la componente degli studi di impatto ambientale che ha come scopo quello di verificare la compatibilità tra le conseguenze dirette ed indirette della costruzione di opere e del loro esercizio, unitamente agli standard e ai criteri adottati per la prevenzione dei rischi riguardanti la salute umana, a breve, medio e lungo periodo.
Qualsiasi immissione di acque reflue in acque superficiali, sul suolo, nel sottosuolo e in rete fognaria, indipendentemente dalla loro natura inquinante, anche sottoposte a preventivo trattamento di depurazione.
Con il termine smog fotochimico si intende una miscela di inquinanti atmosferici, tra i quali predominano gli ossidi d’azoto, l’ozono, l’ossido di carbonio, gli idrocarburi incombusti e i COV; la maggior parte di queste sostanze si forma nella bassa atmosfera per azione della luce solare sulle emissioni derivanti dalle attività umane. In natura l’ozono è presente in elevate concentrazioni ad alta quota, dove costituisce una fascia protettiva nei confronti delle radiazioni UV di origine solare. Negli strati bassi dell’atmosfera, invece, è di norma presente in basse concentrazioni, tranne che nelle aree urbane e suburbane. L’ozono non viene direttamente emesso dalle attività umane, ma si forma come inquinante secondario soprattutto dalle reazioni fotochimiche che coinvolgono altre sostanze, tra cui gli idrocarburi, gli ossidi di azoto e gli idrocarburi incombusti emessi soprattutto dal traffico veicolare.
Per Spazio Ambientale Disponibile s’intende il quantitativo di risorse ambientali rinnovabili e non rinnovabili che può essere usato senza mettere a rischio l’esaurimento delle risorse, la funzionalità e la ricettività dell’ambiente e, conseguentemente, la relativa capacità di assolvere alla funzione di sostegno allo sviluppo per le generazioni future. A livello internazionale è ormai riconosciuto che, entro il trascorrere di una generazione, si dovrebbe realizzare una società sostenibile.
Con tale termine si indica quindi il luogo o l’area geografica le cui caratteristiche fisiche, abiotiche e biotiche possono permettere a una popolazione della specie in questione di vivere e svilupparsi.
Specie animale o vegetale, che per particolari caratteristiche viene assunta come elemento di riferimento per accertamenti specifici e statistici in un determinato ambiente.
Gli standard ambientali sono strumenti di politica ambientale adottati dall’autorità pubblica per il miglioramento della qualità dell’ambiente. In generale, uno standard è un livello di adempimento fissato dalla legge, fatto rispettare attraverso sanzioni.
Lo sviluppo sostenibile si prefigge di soddisfare i bisogni attuali senza compromettere quelli delle generazioni future. La crescita economica e lo sviluppo si debbono realizzare e mantenere nel lungo periodo, rispettando i limiti imposti dal sistema ambiente, nel significato più ampio del termine. La definizione del concetto di sviluppo sostenibile è contenuta nel Rapporto della Commissione Mondiale sull’Ambiente e lo Sviluppo del 1987, nota anche come “Commissione Bruntland” dal nome della presidente, la norvegese Gro Harlem Bruntland.
Sono le tasse che colpiscono sostanze e prodotti inquinanti, con l’obiettivo di far gravare sugli inquinatori (imprese e consumatori) il costo dell’inquinamento derivante dalle attività di produzione e consumo. Le tasse ambientali vengono pertanto calibrate sull’entità del danno all’ambiente, in modo tale che il prezzo del prodotto tassato rifletta non solo i costi legati alle tradizionali fasi di produzione e distribuzione, ma anche i costi ambientali. Nella realtà, tuttavia, la calibrazione ottimale di una tassa ambientale è estremamente complessa, principalmente a causa delle difficoltà insite nella valutazione monetaria del danno ambientale.
Gli obiettivi climatici ed energetici previsti dal Green Deal europeo per il 2030 richiedono progetti e attività supportati da investimenti finanziari sostenibili: da qui l’esigenza di strutturare un “Piano d’azione sul finanziamento della crescita sostenibile” e di definire, al suo interno, una strategia per coniugare finanza e sostenibilità basata su 10 azioni chiave, la prima delle quali è la classificazione delle attività sostenibili: la tassonomia dell’UE, appunto. Il 22 giugno 2020 viene quindi pubblicato il “Regolamento sulla tassonomia per la mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici” che – oltre a definire quattro criteri di ecosostenibilità delle attività economiche e sei obiettivi ambientali – pone l’accento sulla necessità di massima trasparenza sugli investimenti, sui prodotti finanziari, sulle informazioni precontrattuali e sulle relazioni periodiche e dichiarazioni delle imprese su aspetti anche non finanziari; il regolamento si sofferma anche sull’uso sostenibile dell’acqua, sull’economia circolare, sulla prevenzione e riduzione dell’inquinamento, sulla biodiversità degli ecosistemi. Tra gli atti applicativi già emanati, il più recente riguarda specifici obblighi di informativa per le imprese in relazione alle loro attività, nei settori del gas e dell’energia nucleare.
Operazioni che comportano la trasformazione dei rifiuti in modo da diminuirne il volume e/o la pericolosità come l’inertizzazione, l’essiccamento, la triturazione ecc.
Polvere in sospensione con una velocità di ricaduta £ 10 cm/s; particelle con un diametro aerodinamico inferiore a 57 µm. Il TPS è costituito da particelle di materia di dimensioni talmente ridotte (molto meno di un millesimo di millimetro) da rimanere, anche per molto tempo, in sospensione in aria, prima di depositarsi al suolo. La composizione del particolato è molto varia (ad esempio, idrocarburi incombusti da motori diesel, idrocarburi pesanti parzialmente ossidati, metalli pesanti da impianti di combustione, ceneri vulcaniche, polveri, eccetera). La pericolosità del particolato è in funzione della sua composizione (sostanze dannose eventualmente presenti) e delle dimensioni medie delle particelle che, se inferiori a 10 micron, possono superare le vie aeree superiori, arrivando agli alveoli polmonari.
È l’insieme delle misure di diritto penale e amministrativo tendenti a proteggere l’ambiente naturale (aria, terra, acque, bellezze naturali e lo stesso spazio interplanetario) da ogni inquinamento o super sfruttamento. A partire dalla seconda metà degli anni Settanta si sono espressi crescenti timori per il futuro dell’ambiente, minacciato dalle attività umane, sempre invadenti e distruttive, a livello sia locale che globale. Le preoccupazioni per la salvaguardia dell’ambiente locale (urbano e rurale) hanno condotto all’elaborazione di apposite leggi: agricoltura, industria, produzione di energia, trasporti, costruzione di nuovi insediamenti sono attività soggette a valutazione e a normative di contenimento di impatto ambientale.
Il Valore limite esprime il valore di concentrazione in atmosfera di un inquinante fissato in base alle conoscenze scientifiche, al fine di evitare, prevenire o ridurre gli effetti dannosi alla salute umana o per l’ambiente nel suo complesso.
La Valutazione d’Impatto Ambientale è uno strumento di politica ambientale finalizzato a verificare l’impatto complessivo del progetto di una determinata opera sull’ambiente (anche in ordine ai livelli di qualità finale), mediante un’apposita procedura. La VIA tende, dunque, a proteggere sia l’ambiente che la qualità della vita, realizzando una politica ecologica che eviti fin dall’inizio i guasti ambientali. A tal fine è necessario tener conto, in tutti i processi tecnici di programmazione e di decisione, delle eventuali ripercussioni dell’opera sull’ambiente, mediante l’adozione di procedure destinate a valutarle.
La Valutazione ambientale strategica è lo strumento proposto a livello europeo per integrare considerazioni ambientali nei processi di elaborazione e adozione di piani e programmi. È il processo sistematico di valutazione delle conseguenze sul piano ambientale delle azioni proposte (politiche, piani o iniziative sia nell’ambito di programmi nazionali che regionali e locali), in modo tale che queste siano incluse e affrontate fin dalle prime fasi (strategiche) del processo decisionale, alla pari delle considerazioni di ordine economico e sociale. In altre parole, la VAS non è altro che la verifica della coerenza delle proposte programmatiche e pianificatorie con gli obiettivi di sostenibilità, a differenza della VIA che si applica a singoli progetti di opere.
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